Qualche giorno fa ci è capitato di leggere un post di Dario Bressanini, che nonostante sia un divulgatore scientifico, non amiamo molto per la sua presa di posizione CONTRO il biologico (ma da buon “chimico di quartiere”, come si definisce lui, c’era da aspettarselo) che s’intitolava Bio per Vegani.
Iniziava così: “una cosa che non tutti sanno è che il Bio, non potendo utilizzare fertilizzanti di sintesi, fa ricorso per l’azoto e il calcio ad altre fonti. Tra cui ANCHE i prodotti animali. Sangue, ossa, carnicci, pellame, farina di pesci, farina di carne…”
Prosegue poi dicendo che ovviamente esistono anche concimi totalmente vegetali (come gli estratti di alghe che noi utilizziamo) e che i fertilizzanti prodotti con derivati animali possono essere utilizzati anche nell’agricoltura convenzionale, dove però si ha anche la possibilità di scegliere di usare anche i concimi chimici.
Come se quest’ultima scelta fosse migliore.
È vero che tra i concimi ammessi nel bio ci sono anche quelli prodotti con derivati animali, ma ciò non significa automaticamente che tutti gli agricoltori biologici li utilizzino e soprattutto non significa che prediligere dei prodotti di sintesi chimica sia la scelta più sensata.
Questo tipo di prodotti sono un chiaro esempio di riutilizzo degli scarti dell’industria alimentare di cui gli allevamenti fanno parte: finchè esisteranno degli allevamenti di animali verranno prodotti degli scarti (letame, ma anche scarti delle macellazioni) che in qualche modo vanno smaltiti.
Noi abbiamo scelto di utilizzare principalmente prodotti di derivazione vegetale, ma utilizziamo anche il letame dei cavalli che vivono al Villaggio Verde: siamo ben consapevoli che per produrre del cibo si ha comunque un impatto e si deve scendere inevitabilmente a dei compromessi.
Come fare allora per sapere se i vegetali che si acquistano sono stati coltivati con l’utilizzo di prodotti di derivazione animale?
Non esiste una certificazione per questo, ma quello che si sa è che scegliendo di acquistare cibo prodotto con tecniche di agricolture convenzionali non si evitano i “danni collaterali” per gli animali (e per l’ambiente in generale).
Coltivare un rapporto diretto di fiducia con il proprio contadino di famiglia, a cui si può chiedere cosa utilizza e cosa fa per limitare i danni che inevitabilmente ogni intervento umano ha sull’ambiente, è il modo che crediamo più efficace per avere più consapevolezza su ciò che scegliamo di mangiare.