Aglio orsino: un ingrediente da scoprire
La scorsa settimana un’amica mi ha fatto un regalo speciale: un sacchetto di aglio orsino. Lo so che non tutti sarebbero felici di ricevere un dono di questo tipo, ma io mi sono sentita come una bambina il giorno di Natale.
L’aglio orsino (Allium ursinum) è una pianta spontanea perenne che si trova nei mesi che vanno da marzo e maggio (dipede dalle zone) nei boschi umidi di latifoglie.
Si dice che il nome derivi dagli orsi che alla fine del letargo si cibano di questa pianta per depurare l’organismo dopo il lungo sonno invernale.
Ha un odore pungente, ma un gusto più delicato rispetto a quello dell’aglio secco comune.
Come per tutte le piante selvatiche bisogna fare attenzione durante la raccolta a non confonderlo con altre piante simili che però sono velenose, come le foglie del mughetto o del colchico. Meglio informarsi bene anche sui limiti o divieti di raccolta in base al luogo dove ci si trova per non incorrere in multe e sanzioni (in alcune zone dell’Alto Adige ad esempio è limitata a 10 foglie a persona al giorno!).
Ma come l’abbiamo usato in cucina? Ho iniziato a preparare un semplice pesto per condire la pasta come avrei fatto con il basilico, ma con la comodità di non dover aggiungere l’aglio.
Poi ho preparato una focaccia seguendo la ricetta di Manuela Conti e con lo scarto che si produce dalla preparazione dell’olio abbiamo condito un risotto.
Potevo poi non provare anche a fermentarlo? Ovviamente l’ho fatto: con le foglie ho seguito la tecnica con cui si preparano i crauti, massaggiandogli col sale e poi pestandoli in un vasetto, mentre con gli steli e i boccioli ho preparato una salamoia con acqua e sale e li ho trattati più come si fa con i talli dell’aglio fresco.
Ora non ci resta che aspettare un mesetto (o anche meno se le temperature si mantengono così alte) per vedere com’è venuto.
Se vi capita di poterlo assaggiare non fatevi sfuggire l’occasione!