Il 15 ottobre si celebra la Giornata internazionale delle donne rurali, per riconoscere il ruolo cruciale, come dichiarato dall’Onu, svolto dalle donne e dalle ragazze nel garantire la sostenibilità delle famiglie e delle comunità rurali.

Così ho deciso di raccontarvi un po’ di me e della mia esperienza.

Sono cresciuta in un appartamento di un paesino del cuneese, dove il mio rapporto con la natura era limitato ai fiori nei vasi del balcone e alla verdura che cresceva nei reparti di ortofrutta dei negozi o del supermercato. Questo per farvi capire che il venire a vivere in mezzo al bosco a coltivare verdure al Villaggio Verde è stato un vero cambiamento radicale.

Per fortuna in mezzo ci sono state le esperienze con le comunità indigene in America Latina, che mi hanno fatto capire cosa significa avere un rapporto più profondo con la natura e prendersene cura.

All’inizio non sapevo niente di questo nuovo mondo, poi anno dopo anno, e libro dopo libro, ho iniziato a familiarizzare con la natura che mi circondava: il bosco e l’orto sono entrati a far parte del mio quotidiano e ora non credo potrei farne più a meno.

Il lavoro in campagna è molto impegnativo e assorbe totalmente, ma quando si fonde con la vita familiare i confini diventano sempre più sfumati.

Nella nostra piccola azienda agricola mi occupo principalmente della vendita, che significa anche della raccolta, della comunicazione, del rapporto con i clienti, oltre che della casa e dei bambini, ma soprattutto mi occupo di aggiungere sogni al nostro progetto, per farlo diventare sempre più simile a ciò che siamo noi.

Per me essere una donna rurale è sinonimo di prendersi cura: della terra, della nostra famiglia e della comunità di persone che ogni settimana scelgono di sostenerci acquistando i prodotti che coltiviamo con amore e determinazione.