Mai come in questi ultimi anni abbiamo dovuto mettere in dubbio ciò facciamo.
Provenendo da una formazione non agraria, le nostre certezze in campo agricolo sono sempre state poche: così ci siamo messi a studiare per colmare le lacune, perché questo è il nostro modo di affrontare quello che non conosciamo.
Ma ci siamo subito resi conto che in agricoltura la teoria non sempre può essere messa in pratica come vorremmo. Ci si deve adattare alla natura e alle circostanze.
Spesso ci si basa su una tradizione che ci dice che “si è sempre fatto così”, mentre noi siamo andati avanti più per prove ed errori, basandoci su alcune conoscenze di base, messe puntualmente in discussione dall’esperienza (lo sanno bene i nostri colleghi dell’associazione Bionovara che periodicamente stressiamo con domande e richieste di confronto).
Mettere in dubbio ciò che sappiamo è l’unico modo in cui possiamo capire se ci sbagliamo: il dubbio è uno strumento per acquisire conoscenza, un modo di porsi di fronte al mondo, un modo per nutrire la nostra curiosità. Imparando a farsi e a fare domande. Le domande non nascono certo quando ci sentiamo assolutamente sicuri di ciò che siamo convinti di sapere, le domande nascono dove c’è spazio per il dubbio.
La certezza è sicuramente più piacevole e rassicurante, mentre il dubbio crea una sensazione di disagio difficile da gestire.
Con il clima che cambia, per chi lavora la terra non ci sono quasi più certezze, ma un andare avanti correggendo il tiro a ogni stagione. Ci prepariamo psicologicamente per un’estate che si prevede molto secca, pronti a cambiare i piani in corso d’opera.
Nel frattempo ci consoliamo con una frase di Cartesio «Il dubbio è l’inizio della saggezza», almeno potremo dire ai nostri figli di aver provato a essere saggi.
Ps: Zen invece non ha nessun dubbio che coricarsi sulle piantine di insalata appena trapiantate sia la cosa giusta da fare.
Il dubbio è l’inizio della saggezza?
07
Mar